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Lettera a Marguerite Yourcenar, di Roberta Andolfo

Ciao lettore, ti starai chiedendo come mai di nuovo qui si scrive a Marguerite Yourcenar. Ti spiego subito: la lettera oggi è scritta dalla mia cara amica Roberta. Ora ci sono due lettere, due modi di sentire molto diversi espressi in modi altrettanto differenti: la prova che non siamo tutti uguali, che due lettere indirizzate alla stessa scrittrice non possono mai essere identiche. In realtà sono contenta che Roberta abbia scelto proprio l’autrice belga, perché ho capito da subito che è stata una scelta immediata e di cuore: la migliore scelta che si possa fare. Ti lascio alla lettera di Roberta, che ero sicura sarebbe stata assieme profonda, riflessiva, filosofica e appassionata. Conoscendola, non dubitavo nemmeno che si parlasse d’arte…buona lettura!

Cara Marguerite,
il principio di quest’anno che ora si affaccia all’estate è stato scandito, per me, dal suono delle tue parole. Quando ho eletto quella frase delle Memorie di Adriano ad introduzione del testo critico per una mostra a cui, con tanto piacere, ho lavorato, l’ho fatto perché ho pensato subito che non si potesse scegliere di meglio. La materia di quei dipinti di cui dovevo occuparmi e l’immagine contingente e ad un tempo imperitura che Adriano dà della città greca, in un attimo erano divenute indissolubili.

La “significanza” creata dall’accostamento di due visioni non così direttamente affini come quello di una forma urbanistica remota e la “scenografia” delle opere davanti alle quali mi trovavo, dischiudeva un luminoso reticolato di corrispondenze e di risonanze tra le diverse cose. Collegava quell’inizio, quella fine e quell’eterno divenire che sempre ci adoperiamo a ricongiungere fra loro.

Trovandomi così spesso a scrivere, m’illudevo, una volta presentatami al tuo cospetto, che i quesiti ai quali avevo immaginato di sottoporti sarebbero fuoriusciti con naturalezza dalla mia penna. È un’idea sbagliata. Una sostanza così sensualmente, umanamente, intimamente complessa come quella delle Memorie richiede curiosità ed interrogativi altrettanto complessi e troppo difficilmente “abbreviabili”, ma soprattutto caratterizzati da un continuo rinnovarsi. Si rischia che la domanda diventi vaga nel momento stesso in cui viene formulata, che diventi inutile, incapace di cogliere il punto nevralgico del discorso, della riflessione. La prospettiva dovrebbe essere reimpostata, la si dovrebbe ridefinire, puntualizzare nuovamente. Ma si incontrerà sempre un limite.

Quando ho iniziato a leggere questo libro mi sono immediatamente chiesta se a suo tempo ti avessero scioccamente “accusata” di essere tu quell’Adriano che tornava a parlare nel gergo dei viventi. Mi hai risposto, puntualmente, in quegli appunti al termine del testo. Delle persone che hanno sostenuto che Adriano fossi tu, hai detto, a ragione, che erano grossolane. Le pagine del tuo capolavoro disvelano quell’“ulteriore” che fa tappa nell’interiorità dell’imperatore, poeta, amante di arte ed amatore di vita che fu, ma dovremmo dire che è, Adriano, in quanto la morte non cambia i fatti, non muta la forma di uno spirito. E dopo aver fatto tappa in lui, come in ciascuno di noi, l’universo “torna ad espandersi”.

Nessuno, te compresa, può spalancare le porte del mistero umano, ed è bello che sia così, ma quale intensa fragranza hai saputo distillare da esso… rievocando in toto una coscienza antica, così relativa nella soggettività e nella parzialità di un uomo, eppure così assoluta!

Dovrei dirti almeno un grazie, non fosse altro perché mi hai mostrato quanto ci si debba lasciar prendere dal flusso della meditazione e del resoconto in prima persona, più nitidi e concreti dell’azione stessa, in una narrazione la quale, nell’inesorabile riconduzione della Storia all’intimità di un personaggio, ci permette di avvertire il respiro di un grande uomo, annullando una distanza di tempo che, come hai affermato, si ha in realtà il potere di restringere a proprio piacimento.
Non ti farò domande, Marguerite, ma leggerò altri libri, ed altre tue opere, poi riprenderò in mano le Memorie di Adriano e le leggerò ancora, ed ancora, ed ancora…

Roberta

2 commenti su “Lettera a Marguerite Yourcenar, di Roberta Andolfo”

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