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Perché a volte la prima pagina di Google non basta

Prima pagina di Google

Quando gestiamo un blog o un portale web, la prima pagina di Google è il premio più ambito. Ci sta, eh. Noi web copywriter lavoriamo anche – ANCHE – per far guadagnare il posizionamento migliore alle pagine che scriviamo.

Ma esiste una situazione in cui, spesso, la prima pagina di Google non ci basta affatto. Tenendo da parte il discorso sulla strategia dei contenuti, mi soffermo sull’attività fondamentale di ricerca delle fonti, un’attività preliminare rispetto alla redazione dei testi.

Le fonti nella prima pagina di Google

Ti piacciono i mercatini? A me sì, anche se per trovare qualcosa di buono e conveniente bisogna scavare e scavare. Almeno, è un’attività che mi obbliga a prendermi tutto il tempo necessario per cercare. E si sa, chi cerca trova, con un po’ di pazienza.

Allo stesso modo, a volte i primi risultati di Google non mi soddisfano. A volte non va bene nemmeno tutta la prima pagina. S’è sollevato un polverone, quando l’ho affermato pubblicamente la prima volta, forse su Facebook. Ho affermato che, spesso, ho bisogno di consultare almeno la seconda pagina, per trovare qualcosa di adatto alle mie esigenze. E non mi riferisco a ricerche personali, bensì a ricerche per il mio lavoro.

Chiaro, abbiamo imparato tutti la lezione a memoria: il 90% del traffico organico se lo aggiudicano coloro che arrivano in prima pagina.

Tradotto in termini terra terra, le persone non hanno voglia di procedere oltre la prima pagina: si fermano a leggere le prime fonti su cui cadono gli occhi. Andiamo tutti di fretta, si sa. O, molto più banalmente, siamo pigri e ci accontentiamo di una conoscenza approssimativa di fatti, novità, teorie e via dicendo.

Ma quando lavoro, non posso avere tutta questa fretta. Al contrario, devo consultare fonti attendibili e complete. E le caratteristiche di attendibilità e completezza devono appartenere sia alle fonti che consulto per conoscere un settore/argomento sia alle fonti da linkare, eventualmente, nei testi.

Se pensate che mi basti consultare le prime 3 risorse della prima pagina di Google, siete ingenui. Infatti, la prima voce è sito più cliccato e famoso; la seconda voce è il sito molto cliccato, ma meno autorevole del primo; il terzo, verosimilmente, è arrivato in ritardo, ma fa un lavoro discreto. Leggi la prima fonte, leggi la seconda e pure la terza e ti rendi conto che ti dicono tutte la stessa cosa.

Vuoi qualcosa in più, allora scorri la pagina, addirittura arrivi alla seconda pagina. Proprio lì, trovi la risorsa che il motore di ricerca non trova forse così autorevole (= meritevole della prima), però ti dà quelle informazioni in più che ti fanno proprio comodo, per redigere un testo migliore.

Alt! Prima di andare avanti, una piccola nota: è chiaro che, idealmente, bisognerebbe avere a disposizione le fonti del cliente. Chi può conoscere meglio l’argomento, altrimenti? Ma noi non viviamo nel mondo del Mulino Bianco. Il più delle volte, questo sapere resta solo nella testa del cliente. Siamo costretti a reperire informazioni altrove ed è per questo che dobbiamo orientarci in un oceano di risorse.

E vogliamo pretendere che le risorse buone stiano proprio lì, belle e pronte nella prima pagina di Google? Ingenuità!

(Utente medio di Facebook)

Se Google li ha messi in prima pagina, vuol dire che se lo meritano, che sono contenuti di qualità!

Il punto è che è difficile dire cosa sia il merito per Google. Senza contare che la qualità delle prime fonti segnalate può cambiare, a seconda del settore. I siti web vengono “giudicati” rispetto all’anzianità di dominio, rispetto al numero di visite mensili, in riferimento ai backlink ottenuti e chissà cos’altro ancora.

Ma nessuno di questi parametri dice se le informazioni riportate siano corrette e se l’argomento trattato sia abbastanza approfondito. Abbiamo la garanzia che proprio in prima pagina ci sia tutto ciò di cui abbiamo bisogno? No.

Ed ecco perché ricercare il più possibile anche tra altre fonti diventa un fatto di etica professionale. Lo ribadisco, non è affatto detto che in seconda pagina non possiamo trovare informazioni utili e di vero interesse.

Quanto contano le ricerche per un web copywriter

Perché tutti questi scrupoli? Perché interessarsi a un argomento per trattarlo in modo professionale non possiamo comportarci come i comuni utenti di Google.

Ecco, questo è il nocciolo della faccenda. Quando effettuiamo ricerche personali, magari siamo i primi a fermarci al primo sito della prima pagina. Quando lavoriamo, non possiamo fermarci alle prime spiagge e abbiamo il dovere di andare più in profondità, perché non si sa mai.

Posso affermare che tutti operiamo così? Non posso dare questa garanzia per gli altri e per le altre, ma per me stessa sì. Per fare un lavoro che mi soddisfi, ho bisogno di attingere a una pluralità di fonti e succedo che ciò mi richieda di andare ben oltre la fantomatica prima pagina di Google.

Per fare questo, mi pare ovvio, l’attività di ricerca richiede del tempo. Posso dire che sia la parte del lavoro più impegnativa. Ed ecco perché questa attenzione per le risorse da studiare ha anche il suo peso economico, quando proponiamo a committenti le nostre tariffe per la redazione dei testi.

Vale a dire che alla pretesa di pagare poco il lavoro di copywriting, corrisponde l’esigenza di ridurre lo sforzo. Se la pretesa è avere un lavoro che si distingua dagli altri, allora bisogna pagare in maniera congrua il servizio. Detto questo, è doveroso anche aggiungere che il servizio di un web copywriter poco incline a studiare a sufficienza le fonti non è un buon investimento.

E chi ha orecchie per intendere, intenda 😉

2 commenti su “Perché a volte la prima pagina di Google non basta”

  1. Hai ragione da vendere.
    Ad esempio, per i contenuti che in genere scrivo sul blog, arrivo anche alla settima pagina, se è il caso.
    A volte poi, devo acquistare testi cartacei per avere le ” giuste fonti” di dettaglio e fornire articoli che si scostino dalle informazioni “scontate”.
    Bene… Però poi questi contenuti più “ricchi di info”, li copiano gli altri. Ergo, spesso scopiazzano e questo mi fa inviperire! Anche se alla lunga, scrivere buoni contenuti, dà i suoi riscontri, non tanto su Google, ma da chi li legge. Agenzie di P R incluse.
    Va bè, concordo con te al cento per cento, come avrai ben compreso…

    1. Bruna Athena Picchi

      Sì, hai ragione, alla lunga ripaga. Alla lunga, cioè ci vuole pure un po’ di pazienza. Purtroppo, molti si sono fatti accecare dal fumo di alcune metriche (i cuoricini, ad esempio). Grazie Mimì!

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