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Visita a Porto Flavia

Il Sulcis Iglesiente è storicamente legato a un’intensa attività di estrazione mineraria, che ha segnato il territorio nel profondo. Quando si viene da queste parti, è inevitabile entrare in contatto con le storie del sottosuolo.

Porto Flavia è solo uno dei tanti siti minerari presenti nel Sulcis Iglesiente, in Sardegna, ma uno dei pochi a cui si può fare una vera e propria visita guidata. Noi abbiamo scelto di farla e il suo racconto è il tema di questo blog post.

Alla scoperta di Porto Flavia

Porto Flavia in Sardegna

Nel Sulcis Iglesiente, la quasi totalità delle miniere è ormai in disuso. Il paesaggio costiero e più interno della regione è costellato di edifici fantasma. Molti di essi si ammirano lungo le curve della costa, dai belvedere, dalle spiagge. La Laveria Lamarmora è uno dei siti visitabili liberamente, percorrendo i sentieri del Belvedere di Nediba.

Porto Flavia è un sito molto conosciuto, collocato lungo la costa alta e rocciosa di Masua. Si affaccia direttamente sul mare e offre una panoramica invidiabile sul Pan di Zucchero. È diventata a tutti gli effetti un’attrazione turistica per queste particolarità, anche se la prospettiva iconica dello sbocco della galleria è visibile solo dal mare.

Vediamo in dettaglio come funziona la visita.

La visita

La visita a Porto Flavia dura circa 50 minuti ed è possibile farla esclusivamente con guida. Parte un gruppo ogni ora, dalle 10 alle 18. Gli orari estivi sono leggermente differenti, perché vengono fatte più visite, per cui ti conviene sempre consultare gli orari prima di recarti al sito.

Inoltre, un altro consiglio che mi sento di darti è di prenotare online il giorno prima. Il costo del biglietto è di 14€. Recandoti direttamente in biglietteria, può accadere che non ci siano più posti per l’orario di visita che preferisci. Se il tempo non ti è tiranno e ti fa piacere, regolati in base al calar del sole: il Pan di Zucchero è bellissimo sotto le luci calde del tramonto.

Per entrare è necessario indossare scarpe chiuse e un caschetto. Quest’ultimo viene fornito dall’organizzazione, mentre per le scarpe c’è la possibilità di acquistarne stesso in loco a un costo di 4€ – molti visitatori si recano a Porto Flavia di rientro dalle spiagge, in infradito, teoricamente impossibilitati a entrare.

Per il resto, il percorso è quasi al buio ma è assolutamente sicuro e semplice da percorrere, per cui è adatto a tutti – alle persone più in là con l’età suggerirei di avere sempre la torcia del telefono accesa, così da evitare qualsiasi occasione di inciampo.

La storia

Voglio raccontarti poche cose di Porto Flavia. Altrimenti, la visita guidata che la fai a fare?

Prima di tutto, Porto Flavia è una galleria di carico. Cosa vuol dire? Vuol dire che non è una miniera, cioè un sito di estrazione. Essa è una duplice galleria, costruita durante gli anni ’20, per agevolare il trasporto del materiale estratto nei dintorni di Iglesias.

L’opera ingegneristica era molto all’avanguardia per l’epoca e anche le tempistiche di costruzione furono da record: nell’arco di 18 mesi era tutto perfettamente allestito e funzionante.

Durante la visita si seguono le linee dei binari lungo cui si muovevano i carri per il trasporto. Anche questo era un lavoro molto faticoso: gli operai non erano poi così numerosi, mentre il materiale estratto era veramente tanto e anche pericoloso da trasportare.

Questa grotta inglobata nelle gallerie di Porto Flavia presenta formazioni calcaree che risalgono a decine di migliaia di anni fa. Conferma, così, l’ipotesi secondo cui la Sardegna sarebbe una delle terre più antiche d’Europa.

Porto Flavia è anche detentore di un record positivo: nel lasso di tempo in cui la galleria è stata attiva, cioè dagli anni ’20 agli anni ’60, è avvenuto un solo incidente mortale. Per gli standard delle miniere in fatto di incidenti, è un grande risultato.

Anche questo ho avuto modo già di dirlo: Mr.S non è stato molto colpito dalla visita, mentre a me non è dispiaciuta affatto. Sapevo che Porto Flavia non era un miniera, ma una galleria, quindi non mi aspettavo di vedere una struttura particolarmente complessa. La sua storia mi ha affascinata, soprattutto perché so molto poco del lavoro dei minatori e le storie di questi lavoratori sporchi e indefessi mi affascinano.

Sono un po’ dispiaciuta che il mare grosso abbia impedito un’uscita in pedalò o kayak per vedere lo sbocco a mare del complesso. Be’, sarà per un’altra volta!

Con le storie del Sulcis ho fino qui. Nei prossimi racconti di viaggio, ti porterò a Oristano. A presto,

Bruna Athena

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